Seguici su: Facebook  Instagram  YouTube

SerafiniIl voto bipartisan del Senato ha fatto compiere un passo in avanti per approvare la legge. E' provato che la presenza delle donne nei CdA produce migliori risultati economici.

Il voto bipartisan del Senato ha fatto compiere un decisivo passo in avanti verso l'approvazione definitiva della legge sulle quote rosa nei Consigli di Amministrazione delle società quotate e in quelle pubbliche non quotate.

E' stato un voto condiviso ma non scontato. Già nella commissione Finanze si sono manifestate le resistenze, alcune delle quali vinte grazie ad un dibattito approfondito e appassionato, cui hanno partecipato tutti i gruppi, a partire da quello del Pd. Le resistenze sono state numerose e hanno toccato questioni di ordine costituzionale, di opportunità politica e di linguaggio.

Di quali quote stiamo parlando? E quali sono le loro finalità?

A differenza del passato, anche recente, queste quote rosa mirano a movimentare un settore, quello economico, molto attento ai valori di mercato e alla competitività. E, a differenza della prima discussione sulle quote, queste devono immediatamente rispondere ad una domanda: se con più donne nei Consigli di Amministrazione le aziende siano più o meno competitive. E siccome la legge riguarda anche le aziende pubbliche non quotate, l'interrogativo è se con questa legge lo Stato si indebiterà ancora di più, oppure no.

Di ciò le donne non hanno bisogno. Esse sono piuttosto la chiave per aprire porte e finestre delle aziende private e del pubblico impiego, affinchè entri il vento fresco della parità tra donna e uomo».