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Se il processo breve avrà il via libera della Camera processi come Thyssen Krupp, Parmalat e quelli a tutela dei terremotati abruzzesi cadranno nel vuoto. La magistratura protesta disertando l'inaugurazione dell'anno giudiziario. PD: "Maggioranza modifichi la legge".

immagine documento Rimarranno senza tutela e senza giustizia. Saranno il sacrificio personale di un uomo accecato dall’idea di evitare che le leggi facciano il loro corso. E saranno in tanti. Vittime della , del crack Parmalat, dei crolli di alcune strutture pubbliche nel corso del terremoto abruzzese, ma anche di reati come violenze fisiche e sessuali, furti, truffe. Nessuno di lorò avrà giustizia se il processo breve diventerà legge.

È Antonio Boccuzzi, esponente PD e superstite del rogo alle acciaierie Thyssen Krupp, a spiegare che “l’approvazione del ddl sul processo breve sarebbe un pugno in faccia per migliaia e migliaia di vittime del lavoro che non vedrebbero giustizia''. Il deputato annuncia "una vera e propria 'battaglia parlamentare'" sul provvedimento approvato in settimana al Senato. Lo stesso processo per le vittime della Thyssen Krupp potrebbe essere profondamente colpito dall'approvazione del provvedimento visto che, a quanto pare, rimarrebbe come imputato solo l'ad dell'azienda che e' l'unico per cui la condanna potrebbe essere superiore ai 10 anni. Ne verrebbe fuori un verdetto incompleto che non tiene conto delle legittime aspettative delle vittime e di tutti i familiari. Mi auguro che la maggioranza risponda all'appello del presidente della Camera e modifichi concretamente il provvedimento. Personalmente lavorero' per cambiamenti radicali che impediscano questa colossale ingiustizia''.

Il processo breve non convince nessuno, neanche i terremotati di L’Aquila, che si sono uniti alle proteste dei magistrati in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario. La capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, chiede provocatoriamente: “Anche familiari delle vittime del terremoto stanno facendo campagna elettorale e stanno seguendo le 'improvvide' indicazioni delle associazioni dei magistrati? La protesta di oggi dei comitati dei familiari delle vittime della Casa dello studente e del Convitto nazionale dell'Aquila è la dimostrazione che è forte e diffusa nella società italiana la preoccupazione sugli effetti devastanti sul processo breve. Quel testo va ritirato perché è una presa in giro. Il titolo del provvedimento non corrisponde minimamente al suo contenuto: non si tratta di rendere la giustizia più efficiente e veloce, quanto di gettare al macero centinaia di migliaia di processi e quindi di calpestare le legittime aspettative di giustizia delle vittime. La partecipazione del guardasigilli sabato a L'Aquila potrebbe essere l'occasione per una resipiscenza e quindi per un ritiro definitivo del ddl sul processo breve. I cittadini non vogliono processi monchi, chiedono giustizia".

In fibrillazione anche e soprattutto il mondo della giustizia. 30 gennaio, data conclusiva dalle quattro giornate di inaugurazione dell’anno giudiziario. Ma quest’anno i magistrati non ci saranno. Le cerimonie di inaugurazione iniziate ieri a L’Aquila e previste in tutta Italia fino a sabato lasceranno il posto ad una protesta composta, ma massiccia. I magistrati si presenteranno nelle 26 Corti di Giustizia con la toga e una copia della Costituzione, simboli dell’orgoglio e della dignità troppo spesso negati alla loro professione. Secondo quanto deciso e comunicato dall’Associazione nazionale magistrati, i togati abbandoneranno le aule durante il discorso del rappresentante del ministero della Giustizia, rientrando soltanto a relazione conclusa.


I presidenti delle sezioni locali dell'Associazione leggeranno il documento predisposto dai vertici del 'sindacato delle toghe' e alla fine del suo intervento mostreranno una copia del dossier "Le verità dell'Europa sui magistrati italiani", che verrà poi consegnata al presidente della corte d'Appello. Contemporaneamente i rappresentanti della giunta locale distribuiranno ai presenti copie del dossier. Conclusa la cerimonia, ogni giunta locale dell'Anm organizzerà una conferenza stampa nella quale, oltre a illustrare il documento e il dossier, si esporranno le particolari situazioni del distretto.


Nel documento i togati ribadiscono la propria ostilità “ad un costume politico che ha reso pratica quotidiana l'insulto e il dileggio, (…)ogni giorno siamo costretti ad ascoltare invettive e aggressioni nei confronti dei magistrati. 'Cloaca', 'cancro', 'metastasi', 'disturbati mentali', 'plotoni di esecuzione' sono solo alcune delle espressioni utilizzate dal capo del governo e da esponenti politici di primo piano nei confronti della magistratura. I magistrati non sono parte di un conflitto e non sono contrapposti a nessuno. Per questo diciamo basta alle aggressioni". L'Anm punta l'indice anche contro "la 'campagna mediatica' condotta da taluni organi di stampa contro i magistrati", che "si alimenta di dati e informazioni false e che dipinge i magistrati come fannulloni strapagati, unici responsabili del dissesto del sistema giudiziario". Per contrastarla l'Anm ha pubblicato e diffuso dati ufficiali del rapporto della Commissione europea (CEPEJ) che "smentiscono in maniera oggettiva queste menzogne", un dossier che sarà distribuito durante le cerimonie di sabato prossimo.

"Basta con riforme distruttive del sistema giudiziario – continua il documento –“con leggi prive di razionalità e di coerenza, pensate esclusivamente con riferimento a singole vicende giudiziarie e che hanno finito per mettere in ginocchio la giustizia penale in questo Paese”. Il testo si dilunga poi in esempi di irrazionalità legislativa messi in campo dal governo in questi anni, a cominciare dal processo breve: già con la Legge ex Cirielli - scrivono le toghe - "il numero di processi che si chiudono con la prescrizione è balzato alla impressionante cifra di 170.000 l'anno"; ma questi aumenteranno "in maniera esponenziale" se dovesse diventare il ddl sul processo breve "che ridurrà il processo penale ad una tragica farsa e determinerà un rischioso disordine organizzativo con effetti pregiudizievoli sulla tutela dei diritti dei cittadini anche nel settore civile. Rispettiamo l'autonomia del Parlamento ma è nostro dovere segnalare alla politica gli effetti e le ricadute che singoli provvedimenti legislativi possono avere sul sistema. Sentiamo pertanto il dovere di dire che se dovessero essere approvate anche la riforma delle intercettazioni e la riforma del processo penale proposte dal Governo e in discussione in parlamento, non sarebbe in nessun modo possibile assicurare giustizia in questo Paese". L’Anm conclude chidendo riforme "vere” , quelle che cioè servono a rendere più celeri i giudizi. Le toghe sollecitano la revisione delle circoscrizioni giudiziarie; la riforma delle procedure nel civile e nel penale, per togliere alla parte "che ha interesse al prolungamento del processo la possibilità di 'abusare' dei diritti per sottrarsi alle proprie responsabilità, l'informatizzazione dei processi, la depenalizzazione dei reati minori e la introduzione di pene alternative al carcere. Inoltre si sollecitano investimenti sul personale amministrativo, sulla riqualificazione, sull'innovazione informatica; risorse e mezzi "adeguati alla gravità della situazione".


Ma non saranno solo i magistrati a protestare. Anche l’Aiga, l’associazione dei giovani avvocati, annuncia la diserzione alle inaugurazioni di questi giorni etichettando il tutto come "sterile liturgia” che ignora i problemi della giustizia e della categoria forense. A motivare concretamente la protesta dei giovani avvocati, il rallentamento in Parlamento dell'esame della legge di riforma dell'ordinamento forense, a fronte della rapidità di altre leggi come quella sul processo breve.

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