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Mafie in Brianza: una situazione inquietante. E' il quadro evidenziato dal Sostituto Procuratore del Tribunale di Monza Walter Mapelli nella sua relazione alla prima serata del Trittico di formazione adulti organizzato dalla parrocchia di S. Giuseppe a Monza, svoltasi venerdì 15. Titolo emblematico della serata: "La Chiesa in prima fila contro le mafie".


Il dr. Mapelli ha esordito citando il recente caso del tassista milanese aggredito dopo aver investito un cane, dalla difficoltà di reperire testimoni all'intimidazione verso i pochi disponibili a parlare, che ha rivelato la presenza nel quartiere di un clan che spadroneggia, pròdromo di una situazione mafiosa. Quindi anche al Nord c'è il pericolo di riprodurre ceri modelli!

Poi è entrato nel vivo della questione. Recenti indagini di polizia e magistratura hanno rivelato che si sono installate in altrettanti comuni della Brianza 15 famiglie (o 'ndrine) della 'ndrangheta calabrese. Si sospetta che siano coinvolte, come in passato, nel traffico di droga, anche se operano attraverso attività lecite (come movimento terra, subappalti edilizi, servizi di vigilanza, smaltimento rifiuti etc) anche se condotte, come talvolta si è verificato, con metodi illeciti.
"I mafiosi di oggi", dice Mapelli, "non vanno in giro con coppola e lupara, ma lavorano, si vestono e si comportano come noi. Il problema è che non si riconoscono nel nostro sistema di regole, ma rispondono ad un giuramento di fedeltà al clan". Ha citato poi alcuni casi specifici.

a) Nel 2008 alcuni cittadini si insospettiscono per un via vai di automezzi verso una discarica. Si scopre che questa è abusiva, che gli automezzi, tutti tecnologicamente avanzati, sono stati acquisiti illegalmente e che una delle persone coinvolte appartiene alla cosca Iamonte, ritenuta responsabile di traffico di droga.

b) Nel 2006 viene scoperto a Giussano un arsenale di armi di notevole potenza di fuoco. Coinvolte persone appartenenti alla famiglia Mancuso originari di Vibo Valentia. Le stesse persone sono inoltre coinvolte in affari illeciti (tipo emissione di fatture false) con imprenditori locali.

c) Caso del Cinema multisala di Muggiò. L'imprenditore che lo costruisce si trova ad un certo punto in difficoltà economiche. Accetta allora l'aiuto di personaggio in odore di mafia che verrà in seguito assassinato. La realizzazione del cinema si ferma. Ora il fabbricato viene utilizzato come deposito di merce da commercianti cinesi (uno dei quali è stato condannato a morte dalla Repubblica Popolare Cinese!).
Mapelli ritiene fondamentale nello svolgimento di attività lecite/illecite l'atteggiamento degli amministratori locali. In molti casi sono diretti interlocutori di questi "imprenditori". Per cui è indispensabile che siano formati in merito alle modalità operative della criminalità organizzata. Cita come esempio da seguire i cosiddetti "protocolli di legalità" che alcune organizzazioni imprenditoriali hanno introdotto al loro interno. Per contro la magistratura dovrebbe migliorare la sua efficienza accelerando l'iter dei giudizi.
Rispondendo ad alcune domande del pubblico, il sostituto procuratore ha aggiunto alcuni elementi interessanti come il fatto (allarmante) che le persone individuate ed arrestate della 'ndrangheta hanno per la maggior arte tra i 20 e i 25 anni. Così come all'origine della diffusione mafiosa al nord siano stati i soggiorni obbligati dei primi anni '80. Seguiti negli anni '90 con la guerra tra bande per la conquista delle migliori posizioni (periodo contrassegnato da una serie di esecuzioni sommarie). Oggi evidentemente i gruppi prevalenti, cessati i fatti più cruenti, hanno trovato il loro accordo.
Esortazione finale di Mapelli: fondamentale la collaborazione dei cittadini, non girare la testa dall'altra parte.

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