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Assemblea CittadinaIl resoconto che Elena Pagliaretta ha pubblicato sulla newsletter del PD, è una buona sintesi di quanto è stato dibattuto. Vi sono però alcuni aspetti che, a mio avviso, vanno riconsiderati e meglio commentati. Anzitutto un argomento che ho sollevato, proprio in chiusura del mio intervento: la questione morale, e che non è stato ripreso da nessuno.

Da sempre questo è stato un cavallo di battaglia del Pd e della sinistra in particolare. Anzi le destre ci hanno sempre rinfacciato di volerne monopolizzare il valore.

Io credo che, dopo quanto è accaduto a Venezia, ma anche in passato altri casi non sono mancati, occorra riflettere. Non basta inalberare la bandiera della correttezza. Bisogna avere l’umiltà di ammettere che anche tra i nostri non sempre il comportamento è coerente. Orsoni a Venezia ha dovuto dimettersi, sotto la spinta sacrosanta del partito. Ma sta accusando molti del PD veneziano di essere collusi, e di averlo quanto meno accompagnato nella sua azione ora sotto esame. Solo lo sfogo di un dimissionato? Speriamolo, ma non ci giurerei.

Ovvio che sto dicendo cose di dominio pubblico, sotto gli occhi di tutti. 

Ma il messaggio che voglio dare è che della questione morale dobbiamo farne un nostro obiettivo, che dobbiamo raggiungere, ma che non possediamo ancora, e forse non abbiamo ancora titolo per farne una bandiera.

Non vantiamocene. Umilmente lavoriamo – tutto il partito – con molta attenzione, pazientemente, controllando anche i nostri.

Un secondo aspetto sul quale vorrei soffermarmi è quanto segnalato da Giovanna Porro: un partito come “trattenuto”, disorientato dalla velocità impressa dal suo segretario Renzi. Con il suo intervento poi Sergio Civati ha posto la questione se il programma che Renzi ha presentato alle primarie, essendo stato votato dalla grande maggioranza, è quello cui ci dobbiamo attenere, o se il partito deve elaborare la sua linea partendo dal basso – circoli, provinciale, regionale ecc.

Sono interrogativi per i quali dobbiamo maturare un risposta, anche a livello locale, sapendo che richiedono confronti, anche duri, ma spero corretti e produttivi.

Non a caso Tina Colombo, e poi Ezio Dondé hanno chiesto se è ancora possibile discutere a livello di Circolo le proposte del governo, prima che queste vengano presentate. Casus belli il “ job act

Personalmente, dopo aver sostenuto da sempre la necessità che la politica parta dal basso, ho maturato l’idea che l'azione di Renzi sia necessaria in questo momento. E' l'ora delle "ruspe"! Poi ci vorrà qualcuno che rimetta ordine. Ma le resistenze sono molte. Vuoi per difendere le varie lobbies,  vuoi perché si fa fatica a rinunciare ai riti della democrazia partecipata, anche quando questa produce tempi lunghi che in questo momento non possiamo permetterci.

Questa è la mia interpretazione di cosa ci ha voluto trasmettere l’elettorato che ha colto di sorpresa il PD, anche monzese, che sembra come anestetizzata dal successo PD alle europee. Ma, esulando un attimo degli argomenti trattati in Assemblea, vorrei aggiungere una mia considerazione sul caso Mineo.

Mineo ha tutto il diritto di dissentire dalla linea impostata dal ministro ma, come scrive Sebastiano Messina su “la Repubblica”, “ Pochi perdono il tempo di leggersi le carte, come quel noiosissimo regolamento del Senato – quello attuale; mia nota - dove c’è scritto che le commissioni non sono dei mini-senati ma dei comitati che devono rispecchiare fedelmente il rapporto tra maggioranza e opposizione, e infatti i capigruppo hanno il potere di sostituire in qualunque momento i commissari, i quali siedono lì come rappresentanti del gruppo e non a titolo personale”.  Se non fosse così al limite l’unico dissidente di un partito di maggioranza potrebbe, insieme agli avversari, bloccare una legge che, in aula potrebbe essere approvata senza problemi.

Inoltre, riporta Messina, la riforma in questione non è un diktat di Renzi, ma è stata approvata prima dalla Direzione del partito e poi dall’Assemblea del gruppo (92 a favore, 11 contrari, 4 astenuti )

 

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