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Quella che attraversiamo oggi è una fase storica che mette in evidenza uno scenario sociale molto complesso e che propone diversi elementi di riflessione politica presentandoli come caratteristica di un sistema in costante e rapida evoluzione. La condizione di precarietà, che anche nella nostra città attraversa il mondo del lavoro, è la logica conseguenza delle ricorrenti crisi aziendali che non solo cancellano l’occupazione ma anche le identità sociali; nei settori del pubblico impiego, della scuola, aumentano le sacche del lavoro precario e di quello a termine, e la combinazione fra riduzione degli organici e tagli agli investimenti cancella i servizi e ne abbassa la qualità.
La stessa mobilità sociale, sostanzialmente ferma, ha consolidato nel tempo una cristallizzazione delle gerarchie sociali negli averi e in quelle dei saperi.

I mutamenti profondi avvenuti all’interno della nostra società, hanno scosso alle fondamenta la complessiva organizzazione sociale, investendo i processi evolutivi della famiglia e della persona e la sfera dei diritti sociali e dei diritti universali di cittadinanza. I processi d’invecchiamento della popolazione e la diminuzione costante dell’indice della natalità s’incrociano con il fenomeno dell’immigrazione, aprendo una grande questione che dal campo demografico si allarga a quello dello sviluppo e della vita.

Il sistema di welfare nella nostra regione è stato impoverito e dequalificato; non ha contrastato l’insicurezza lasciando ai margini l’infanzia, le categorie più deboli e una parte della popolazione anziana. A questo vanno aggiunte le scelte in campo economico del governo che hanno pesato come un macigno sulle comunità locali e sugli enti locali. Per questo, il peso dei minori trasferimenti e il blocco dell’autonomia, non solo ha costretto molti comuni a chiedere sacrifici ai propri cittadini per mantenere inalterato il livello qualitativo dei servizi ma, ha obbligato molti di loro a scegliere se tagliare investimenti – per fare quadrare i bilanci – o ridurre i servizi; con la drammatica conseguenza che quelli più poveri sono stati costretti a fare l’una e l’altra scelta.

In questo quadro d’incertezza i cittadini chiedono al sistema pubblico di dare delle risposte caricandoli del peso di una responsabilità da affrontare con forti limitazioni sui propri strumenti di azione ridotti alle sole imposte comunali e alle tariffe sui servizi a domanda individuale. La nostra azione politica nei prossimi mesi sarà volta ad insistere sopratutto sulla strada del rinnovamento del sistema della politica sociale come risposta ad una più vasta gamma di bisogni e di diritti di cittadinanza.

Un politica sociale delle persone, delle famiglie e delle generazioni; poiché il benessere delle persone è fine e mezzo dello sviluppo e della sicurezza sociale. Sarà decisivo, perciò, investire sui diritti dei bambini e delle bambine, andranno elaborate proposte per migliorare la vita degli anziani (vivere più a lungo deve significare vivere meglio), delle fasce più deboli e delle famiglie anche attraverso il potenziamento della rete di servizi domiciliari e di strutture residenziali.

Accanto alle politiche verso i giovani - oggi esclusi da qualsiasi accesso al sistema di protezione sociale - e quelle per l’invecchiamento attivo degli anziani, assume sempre più importanza il tema della casa fondamentale per un vero processo di inclusione sociale. Un buon sistema di politica sociale deve mettere a disposizione opportunità che siano di sostegno ed accompagnamento alla normalità della vita ed ai compiti di cura quotidiana, puntando a promuovere e sostenere il bisogno delle persone di stare in compagnia poiché questa è una responsabilità che compete a buone politiche pubbliche, che devono cioè investire sui legami sociali e sui rapporti di comunità.

La società odierna è molto complessa e articolata nei soggetti, nelle forme di organizzazione sociale, nelle domande e nei bisogni; è una società flessibile, mobile e dinamica che chiede che anche le forme di organizzazione dello stato sociale e di erogazione delle prestazioni siano capaci di mettersi in sintonia con una maggiore elasticità e flessibilità.

Attraverso l’organizzazione di un servizio di natura sociale si possono dare risposte concrete soprattutto alle persone escluse da processi di inclusione sociale. Una buona politica non deve limitarsi a riqualificare la città ma deve soprattutto puntare a restituirgli i cittadini. Ridare i cittadini alla città significa soprattutto garantire a tutte le persone, la possibilità di vivere e godere pienamente dei beni e dei servizi creati poiché il riconoscimento alla vita sociale come un diritto per tutti, esalta il significato di appartenenza e di partecipazione attiva e democratica alla vita della comunità.