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Il ddl Sicurezza in attesa di approvazione al Senato e i recenti respingimenti di barconi di immigrati da parte del Governo, sono stati fortemente criticati da opposizione, Cei, Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e Consiglio d’Europa.

Uno dei punti più contestati della legge è l’introduzione del reato di clandestinità. In questo modo la presenza in Italia senza permesso di soggiorno sarà considerata un reato e comporterà, oltre all’espulsione, una multa dai 5mila ai 10mila euro. Chi svolge la funzione di pubblico ufficiale avrà di conseguenza l’obbligo di denunciare gli irregolari. Sono inoltre introdotte delle tasse dagli 80 ai 200 euro per il permesso di soggiorno, e di 200 euro per la cittadinanza. La permanenza massima nei Centri di identificazione ed espulsione sale a 6 mesi. Vengono infine legalizzate le associazioni “di volontari per la sicurezza” (le famose “ronde”).

Il modo in cui si sta muovendo il Governo, oltre a non rispettare i diritti della persona, non risolve il problema della sicurezza dei cittadini.

L’errore di molti, infatti, è quello di considerare la non italianità come causa diretta dei reati. Gli immigrati irregolari, al contrario, non delinquono maggiormente perché sono stranieri, ma perché, non essendo regolarizzati, non hanno diritti, sono più poveri, e godono di condizioni di vita molto più difficili. Sarebbe inoltre antistorico pensare che la chiusura delle frontiere e il respingimento dei barconi costituiscano un’efficace soluzione al problema, innanzitutto perché l’immigrazione non è un fenomeno neutralizzabile, né tanto meno recente.

Per affrontare il problema sarebbe dunque necessario rendere più semplice l’ingresso regolare in Italia, al momento difficilissimo, pur mantenendo una gestione dei flussi adeguata alle capacità del paese attraverso trattati con gli Stati di provenienza degli immigrati.

I provvedimenti del Governo non fanno, quindi, che aumentare la criminalità e l’insicurezza, perché inaspriscono le restrizioni contribuendo soltanto a relegare nell’ombra fette sempre maggiori di popolazione: con l’istituzione del reato d’immigrazione clandestina, infatti, iscrivere il proprio figlio a scuola, chiedere una prestazione sanitaria o rivendicare dei diritti lavorativi significherà essere espulsi. Il generalizzato peggioramento delle condizioni di vita di queste persone creerà solo maggiore delinquenza e maggiori problemi per tutti.

Anche dal punto di vista umano le scelte del Governo sono errate: si va dalla privazione di diritti fondamentali (istruzione, salute, lavoro), alla trasformazione di una condizione umana (quella di straniero immigrato) in reato, fino all’abbandono in mare di barconi carichi di persone.

E’, quindi, evidente che la politica adottata dal Governo italiano oltre a non proporre dei metodi efficaci di gestione dei flussi migratori, mina i basilari diritti dell’uomo e non risolve, ma semmai peggiora, il problema della sicurezza.

 

Michele Marcaletti

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